Il 14âeuros¯Ottobreâeuros¯2025, un emendamento presentato nell'ambito della legge finanziaria è stato sufficiente a preoccupare l'intera industria nautica. Ha proposto un'aliquota IVA del 33âeuro¯% per un elenco eterogeneo di prodotti cosiddetti "di lusso", comprese le imbarcazioni da diporto. Il problema era che le categorie in questione includevano barche a vela di oltre 3âeuros¯tonnellate e barche a motore con più di 20 cavalli. Alla fine l'emendamento è stato ritirato. E c'è un fatto rassicurante che vale la pena ricordare: l'Unione Europea non permette tutto in materia di IVA.
Le "piccole" imbarcazioni da diporto trattate come beni di lusso
Il testo, presentato da alcuni deputati de La France Insoumise, si basava su una vecchia nomenclatura fiscale, che classificava come beni di lusso le barche a vela di oltre 3 tonnellate (circa 8,5 m) e le barche a motore di oltre 20âeuros¯cv. Un evidente errore di valutazione, visto che queste categorie coprono la maggior parte della flotta francese di imbarcazioni da diporto.
In concreto, si trattava di unità lontane dal settore dell'extralusso e della nautica da diporto.

Ritiro prima del dibattito in seduta pubblica
L'emendamento è stato ritirato ancor prima di essere discusso in Aula. I deputati che hanno elaborato il testo hanno riconosciuto un errore di codifica nel Codice Generale delle Imposte. Il rapido ritiro è stato motivato dalla mancanza di chiarezza sulla reale portata del testo e dal rischio di penalizzare le attività locali e industriali.
È un segnale positivo: il dialogo è ancora possibile e la vigilanza degli operatori del settore ha dato i suoi frutti.
La certezza del diritto garantita dall'Unione europea
Un'altra buona notizia è che anche se il testo fosse stato mantenuto, la sua applicazione sarebbe rimasta altamente ipotetica. L'Unione Europea regolamenta rigorosamente le aliquote IVA applicate dagli Stati membri. Il tetto massimo di diritto comune è fissato al 25âeuros¯%. Qualsiasi aumento superiore a questo valore richiede l'accordo di tutti i partner europei.

In questo contesto, l'IVA al 33âuros¯% avrebbe richiesto una procedura complessa e improbabile. La Commissione europea è impegnata nell'armonizzazione fiscale per evitare distorsioni della concorrenza all'interno del mercato unico. Si tratta quindi di una solida salvaguardia per i settori esposti come la nautica.
Un settore strutturato e produttivo
L'industria nautica francese non si limita a pochi porti prestigiosi. Si basa su una rete di cantieri navali, produttori di attrezzature, produttori di motori, società di manutenzione, porti turistici e servizi turistici.
L'applicazione di una sovrattassa a imbarcazioni ampiamente utilizzate avrebbe compromesso un ecosistema che genera posti di lavoro qualificati, molti dei quali non possono essere trasferiti. I professionisti sottolineano inoltre che queste imbarcazioni sono spesso utilizzate per scopi educativi, sportivi o familiari. Rappresentano un'attività di svago popolare e accessibile, lontana dai cliché del lusso.
Rimanere vigili, ma andare avanti
La minaccia immediata è stata scongiurata e il quadro europeo offre una valida garanzia. Ma l'industria della nautica da diporto rimane attenta ai segnali politici. Qualsiasi futura riforma fiscale dovrà tenere conto della realtà economica del settore, del suo peso industriale e dei suoi usi specifici.
Il ritiro di questo emendamento dimostra che il dialogo costruttivo è ancora possibile. E grazie al quadro europeo, la stabilità fiscale a medio termine sembra garantita. Il settore nautico può quindi continuare i suoi sforzi di strutturazione e innovazione, con un orizzonte di bilancio meno minaccioso di quanto sembri.

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