Editoriale / Troppe fiere, pochi visitatori?

La nuova stagione nautica è diventata un frenetico susseguirsi di saloni, mostre e incontri commerciali. Cannes, La Rochelle, Genova, Barcellona, Fort Lauderdale, Le Crouesty, Marsiglia e Le Bourget ospiteranno tutti un evento da qui alla fine dell'anno. Ogni mese circa, un nuovo evento pretende di essere il "crocevia" del settore. Gli stand si moltiplicano, i modelli si moltiplicano e le agende si sovrappongono. A prima vista, questa abbondanza potrebbe sembrare rassicurante: l'industria nautica è in mostra, si mette in mostra, dimostra di essere ancora attraente. Ma la questione essenziale è un'altra: stiamo ancora parlando con i consumatori?

I costruttori di barche e i produttori di attrezzature fanno a gara per farsi notare, ma i visitatori di una nuova barca sono sempre più esitanti. Costi energetici, vincoli normativi, manutenzione, spazio per l'ormeggio, clima politico ed economico ansiogeno: gli ostacoli all'acquisto o al mantenimento di una barca sono molto reali. Inoltre, le imminenti modifiche alla TAEMUP potrebbero avere un impatto negativo significativo sul settore, che in questo momento non ne ha proprio bisogno.

In questo contesto, aumentare il numero di fiere senza riaccendere la voglia di navigare è come predicare al coro in saloni già saturi.

La sfida per il settore non dovrebbe essere solo quella di riempire i calendari, ma di ricreare il desiderio. Il desiderio di partire, di levare l'ancora, di tenere la propria barca piuttosto che metterla in vendita dopo qualche stagione. Lo yachting non può essere ridotto a un'offerta tecnica: vive attraverso l'emozione, la libertà e l'evasione che offre.

Certo, i saloni nautici sono vetrine essenziali, ma devono anche tornare a essere porte d'accesso per un nuovo pubblico. Come possiamo introdurre i giovani, rassicurare i primi acquirenti e convincere le famiglie che possedere una barca a vela o un motore fuoribordo è ancora accessibile e fonte di piacere? Come possiamo ricordare agli attuali proprietari che una barca è qualcosa da vivere, da tramandare e non da consumare come un oggetto usa e getta?

Far tornare la voglia di navigare è forse la vera sfida che il settore dovrà affrontare nei prossimi anni. I costruttori di yacht, i produttori di attrezzature, i porti turistici e i distributori hanno una responsabilità comune: parlare di meno metri quadrati di spazio espositivo e più ore trascorse in mare. Perché alla fine è il tempo trascorso a navigare che farà tornare i clienti, non altri distintivi appesi al collo.

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